PRESENTATI I RISULTATI ALLA CONFERENZA NAZIONALE DEI SERVIZI TRASFUSIONALI DI RIMINI.
Emotrasfusioni a domicilio: eccellenza della provincia di Ragusa. Lo si evince dallo studio realizzato da SAMOT Ragusa Onlus in collaborazione con Simt dell’Asp’7 di Ragusa e presentato stamani alla VI Conferenza Nazionale dei Servizi Trasfusionali, organizzata dal 9 all’11 maggio a Rimini da SIMTI, la Società italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia.
Mostrati i risultati degli interventi eseguiti nel 2018 che hanno evidenziato il ruolo di primo piano che l’associazione ragusana, specializzata da venticinque anni nell’assistenza domiciliare a malati terminali, svolge anche nel campo delle trasfusioni domiciliari, in collaborazione con l’Asp 7 di Ragusa.
Le conclusioni dello studio mostrano la bassissima percentuale di reazioni avverse che si sono verificate nei trattamenti, attestandosi appena allo 0.6%. Risultato reso possibile grazie all’efficienza raggiunta dal Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell’Asp 7 di Ragusa e della collaborazione sul territorio con i Medici della SAMOT Ragusa Onlus.
Mostrano inoltre quanto importante sia stato seguire, attraverso la compilazione di un modulo-questionario, l’intero percorso del trattamento per singolo paziente e singola trasfusione per assicurare una gestione ottimale dell’intervento, dalla selezione del paziente, all’analisi dei requisiti alla gestione delle reazioni trasfusionali avverse (ATR).
Nel 2018 SAMOT Ragusa Onlus ha effettuato trasfusioni domiciliari in 1.134 pazienti nell’area di Ragusa, più del 90% delle quali è stato eseguito utilizzando lo stesso sistema biometrico (SecurBlood, B.B.S.) in carico negli ospedali, che ha assicurato la tracciabilità della trasfusione e l’univoco riconoscimento delle unità sanguigne assegnate, garantendo così sicurezza ed emovigilanza.
In particolare, sono stati somministrati 2150 emoderivati. Importanti i risultati ottenuti in materia di reazioni avverse e della loro gestione, grazie proprio alle informazioni rilevate dal questionario sulla eventuale preesistenza di specifiche condizioni o sulla particolare predisposizione a qualsiasi reazione avversa.
La conclusione dello studio quindi è duplice. La prima è l’importanza della compilazione di un questionario che segua ogni fase dell’intervento, per permettere ai medici e a tutta l’equipe di raccogliere informazioni su sintomi clinici come febbre, dispnea e ipertensione e sulle condizioni preesistenti che potrebbero essere collegate a reazioni avverse anche gravi, e quindi non solo permettere di prevedere e potere intervenire tempestivamente, ma anche di identificare chi tra i pazienti potrebbe trarre beneficio dalla premedicazione o dalla trasfusione ospedaliera.
La seconda è la bassissima percentuale di reazioni avverse rilevate, frutto dell’efficienza raggiunta nel trattamento grazie alla competenza degli operatori coinvolti.
10 maggio 2019
ufficio stampa MediaLive